IL RAPPORTO TRA DEMOCRAZIA E SMART CITIES
UN CONFRONTO TRA ITALIA E FRANCIA
Palavras-chave:
democrazia partecipativa, ambiente, Smart cities, Costituzione, precauzione, principi.Resumo
Il presente lavoro intende indagare come le Smart cities, e più in generale il processo di digitalizzazione delle città verso obiettivi di sostenibilità ambientale, possa influenzare le tradizionali strutture democratiche. A tale scopo, si proporrà una comparazione tra il modello italiano e francese, riconducibili entrambi al paradigma applicativo europeo delle “città intelligenti” caratterizzato da un approccio top down, che implica un’attività di pianificazione e indirizzo da parte delle autorità amministrative e ingenti investimenti pubblici, differenziandosi dal modello statunitense bottom up, in cui si realizza una sostanziale “ritrazione” del ruolo attivo degli organi di governo, chiamati perlopiù, in un’ottica di certezza del diritto, a promuovere un quadro normativo propedeutico allo sviluppo di forme di economia digitale. Se all’interno dell’ordinamento giuridico italiano sono delineate, seppur approssimativamente, le dimensioni e gli ambiti di intervento delle Smart cities, e gli apparati amministrativi assumono le vesti di public procurers, indirizzando parti di spesa pubblica agli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo economico, in quello francese non è presente uno specifico framework normativo, laddove secondo alcuni autori l’amministrazione locale e le strutture intercomunali e metropolitane vivono un periodo di riorganizzazione capillare. La peculiarità dell’approccio francese alla realizzazione di “città intelligenti” si rinviene dunque nella sperimentazione di forme innovative di cooperazione tra pubblico e privato. Porre a confronto, con un approccio funzionale, il modello francese e quello italiano può rivelarsi utile ad elaborare potenziali risposte alle sfide per le democrazie contemporanee che derivano dalla pianificazione virtuale e digitale. Tra i vari rischi, vi è quello di generare l’esclusione dal nuovo paradigma smart di chi non utilizza tecnologie o non le comprende, perseguendo l’obiettivo di inclusione solo con chi vi aderisce. L’imposizione “dall’alto” di un modello generalizzato di smart community profila, invero, un attuale pericolo di lesione delle libertà di chi risulta pregiudicato o non intende accedere alle risorse comuni. Nell’ottica di prevenire i suddetti rischi e del perseguimento dei “sei assi” delle Smart cities, il lavoro intenderà in primis avanzare l’ipotesi per l’ordinamento italiano di implementare, sulla scorta dell’esperienza francese della Convéntion Citoyenne Pour le Climat e più in generale del Débat Public, meccanismi di democrazia partecipativa che, senza svilire le tradizionali istituzioni rappresentative, possano coinvolgere attivamente i cittadini nell’elaborazione di proposte e soluzioni di digitalizzazione e sostenibilità ambientale, così da realizzare una più spontanea e generalizzata adesione alle stesse. In secondo luogo, si valuterà la possibilità di seguire il modello francese nella costituzionalizzazione del principio precauzionale, ponendo al riparo il comune e tradizionale nucleo assiologico delle relazioni giuridiche e sociali dalle contingenze politiche e dagli sviluppi imprevedibili delle automizzazioni. La recente riforma dell’articolo 41 della Costituzione italiana sembra, infatti, integrare un impianto costituzionale propedeutico al procedimento di transizione ecologica auspicato a livello europeo dai grandi obiettivi del Green New Deal.